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Josè 'Pepe' Carballa

Josè 'Pepe' Carballa

Studente nella Scuola della Costruzione della Università del lavoro, fu arrestato nel 1971 in base alle leggi eccezionali di sicurezza e sequestrato nel Centro Generale di Istruzione degli ufficiali di riserva (CGIOR) per poi essere trasferito nel carcere di Punta Rieles ove condivise la cella con Gerardo Gatti, importante esponente sindacale e attivo militante della Federazione anarchica uruguaiana. Fu uno degli otto detenuti della ROE (Resistencia Obrera Estudiantil) che attuarono uno sciopero della fame, nei giorni precedenti le elezioni del 1971 per denunciare quanto stava accadendo nelle carceri e nelle caserme.
Dopo il colpo di stato attuato dal presidente Bordaberry in combutta con le Forze armate, il 27 giugno del 1973, la situazione sociale del paese precipitò: le detenzioni dei dirigenti sindacali e politici si susseguivano giorno dopo giorno, si accentuò la sottomissione dei civili alla giustizia militare e si generalizzarono le torture e le brutalità nei confronti dei detenuti da parte di polizia e forze armate. Migliaia furono gli esuli che trovarono rifugio in Argentina, tra i quali Pepe e la sua compagna Maria. E a Buenos Aires si gettarono le basi per una intensificazione della lotta contro la dittatura con il raccordo delle principali organizzazioni socialiste e libertarie, la FAU, la ROE, l’OPR 33. Con il colpo di Stato dei generali argentini ogni forma di resistenza fu impossibile.
Assassinati i principali esponenti della resistenza libertaria (Gerardo Gatti, Leon Duarte,…) e scompaginata la rete militante, mentre il Plan Condor allargava le sue ali sull’intera America del Sud con la complicità diretta degli USA, non rimaneva che cercare di rifugiarsi in Europa.
Sulla fine del 1976 Maria, che aveva subito repressione e brutalità da parte della giunta militare, giunse per prima in Italia, incinta del loro primo figlio, ospite della zia materna nel paese dei suoi genitori emigrati, Santa Maria del Molise. Pepe, che non aveva passaporto, dovette aspettare che l’ONU gli desse un salvacondotto per andare in Spagna o in Italia. Quando arrivò in Italia era di domenica e la prima parola italiana che imparò fu ‘chiuso’; tutto era chiuso e non sapeva come e dove trovare Maria. Infine ci riuscì e la raggiunse nel paese molisano. Dopo alcune settimane d’isolamento si decisero di cercare lavoro a Roma, ma chiedevano la tessera del Partito Comunista…
Poi ad Isernia, trovarono una copia di Umanità Nova e si misero in contatto con la redazione – allora affidata al gruppo ‘Lotta anarchica’ di Milano – e si trasferirono nella città lombarda dove furono accolti inizialmente da altri esuli uruguaiani. Poco dopo, grazie alla solidarietà di una compagna italiana, militante per i diritti delle donne, ebbero la possibilità di avere a disposizione il suo appartamentino dove, nel marzo del 1977, nacque Manuel.rchica mila
Saint Imier, in occasione del 140° anniversario di fondazione dell’Internazionale antiautoritaria.
abbraccio fraterno e solidale.
Federazione Anarchica Milanese


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